Pubblicato:
06/03/2017 07:33:51
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Si chiama "Kaze no denwa", cioè "Il telefono del vento", la cabina telefonica che in Giappone, nel villaggio della costa settentrionale Otsuchi, ha richiamato negli ultimi tre anni oltre 10 mila persone per intrattenere, all’interno di questa cabina, una conversazione immaginaria con il proprio caro scomparso.
L’idea di parlare ad una cornetta con chi non c’è più è venuta nel 2010 a Itaru Sasaki, giardiniere settantenne, sentendo ancora il bisogno di conversare con il cugino a cui era legato come un fratello. Itaru pensò che il modo migliore e semplice per sentire la voce di chi è lontano era telefonare perciò fece installare su una collina immersa nel verde, la cabina, ammettendo lui stesso: : "Volevo un luogo intimo dove poter dire quello che sento. E non ho messo la linea proprio perché so che le parole finiranno nel vento".
Dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo del 2011 parenti e amici delle vittime di quel drammatico disastro, informati sull’esistenza del "telefono del vento", si sono messi in viaggio verso la cabina per quell’ultima telefonata mai fatta. Parlano e raccontano della loro vita oppure piangono anche se sanno che nessuno risponderà, ma tuttavia vivono quella telefonata come se ci fosse davvero qualcuno in ascolto.
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