Muore all'ospedale: i parenti vengono avvisati 15 giorni dopo

Pubblicato: 17/05/2016 07:28:08
Categorie: Attualità , Mondo Funeraria , Più recenti , Segnalati da voi

Una morte mai comunicata

15 giorni per comunicare un decesso. No, non è fantascienza, ma è quello che è successo all'ospedale Sant'Antonio di Padova dove un tunisino è morto in ospedale da più di due settimane e nessuno ne aveva dichiarato il decesso. Questa è la tragica vicenda di Ali Kamel Chebbi, un tusino di 58 anni che viveva in Italia da 25 anni e che aveva aperto un impresa di pulizie a Padova. Il 21 Aprile scorso era stato ricoverato all'ospedale di Sant'Antonio per un tumore, nonostante il trasferimento nel reparto di Rianimazione è deceduto il giorno successivo. Successivamente il cadavere è stato trasportato all'obitorio dell'azienda ospedaliera e nonostante avesse tutti i documenti a norma nessuno si è preso l'incarico di avviare il processo di notifica del decesso. 

Solo dieci giorni fa i parenti sono venuti a conoscenza del terribile fatto, come racconta la nipote di Ali, Manel:"Siamo stati contattati da Tunisi il 6 maggio, da amici che ci hanno dato il numero di un conoscente di mio zio che vive a Padova. Da lui abbiamo avuto la notizia che era deceduto il 22 aprile".  Una volta ricevuta la notizia è stata contattata l'ambascaita tunisina per avviare le procedure legate alla consegna della salma in patria.

Il racconto della nipote

Tuttavia l'ambasciata è rimasta molto sorpresa del ritardo dell' avviso di decesso come racconta Manel: "In ambasciata si sono stupiti molto di non aver ricevuto prima la notifica di decesso di una persona con regolare permesso e residenza. Non ci sentivamo spesso ed era molto riservato sulle sue condizioni di salute, ma quattro giorni prima di morire aveva parlato con suo fratello che vive in Francia, dicendo di stare bene. In realtà le sue condizioni si erano aggravate."

Nessuno dà risposte concrete

"Quello che non capisco - continua Manel - è il perché non abbiano cercato di avvertire qualcuno dopo il decesso, visto che aveva con sé carta d’identità, permesso di soggiorno e telefono cellulare, oltre ad essere in cura da tempo. Sono andata a parlare al Sant’Antonio dove mi hanno spiegato la dinamica del ricovero in rianimazione, rinviandomi per informazioni ulteriori all’obitorio. Anche lì però non hanno saputo darmi spiegazioni. Sarebbe bastato rispondere al telefonino che per due settimane ha squillato a vuoto fin quando alcuni amici suoi sono venuti a cercarlo scoprendo che era morto. Ora oltre al rimpatrio vorremmo riuscire a contattare la moglie di mio zio, che non viveva più con lui".

Il fatto è stato confermato sia dall'ospedale che dall'azienda ospedaliera, ma nessuno si assume la colpa del grave errore. L'azienda ospedaliera sostiene che è la colpa deve ricadere sul direttore dell'Ospedale, mentre la controparte dichiara di non aver ricevuto alcun riferimento telefonico.

Insomma un fatto strano e molto confuso che ha creato non pochi problemi ai famigliari del defunto, già colmi di tristezza per la perdita del loro caro.

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