Infarti e Ictus prima causa di morte in Italia

Pubblicato: 06/06/2016 07:29:12
Categorie: Attualità , Curiosità , Più recenti

Troppi infarti e ictus

In Italia la prima causa di morte sono le malattie cardiache. Per le persone al di sotto dei 75 anni la percentuale di morte per attacchi di cuore o ictus è stata del 48%, quasi la metà. Questi dati sono il frutto di un analisi del 2013 dove si è visto che quasi 100 mila persone sono decedute per ictus e ben 184.800 per attacchi di cuore. Un dato davvero preoccupante, perchè è vero che un infarto è quasi imprevedibile, però ci sono alcuni metodi e abitudini che possono aiutare i medici a tener monitorata la situazione del nostro cuore in modo da provare a prevenire questi attacchi cardiaci.

Prevenire è meglio che curare

Questa particolare situazione la spiega bene il presidente del ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), Michele Gulizia: "questi dati ci suggeriscono di fare attenzione al cuore e ai pericoli a cui va incontro ogni giorno evitando i fattori di rischio” inoltre sottolinea, “per tenere il prezioso muscolo sotto controllo, anche la tecnologia può fare molto offrendoci una possibilità in più: la Banca del cuore. Si tratta di una card, gratuitamente rilasciata dalle Cardiologie, che contiene i dati clinici sulla Salute cardiovascolare (elettrocardiogramma, pressione arteriosa) e nella quale è possibile inserire altre informazioni: sapere, ad esempio, se si è diabetici, se si è avuto un infarto pregresso e molti altri preziosi dati clinici"
Grazie a questa innovazione della "Banca del cuore" Gulizia ha ottenuto un grande riconoscimento, un medaglia per l'alto valore scientifico, assistenziale e sociale del progetto di prevenzione.

Un pensiero anche ai migranti

Un'opportunità estesa anche ai migranti che tropppo spesso non sanno di avere malattie cardiovascolari:

“I migranti  che sbarcano nel nostro Paese - afferma Gulizia - , 24.090 in questi primi mesi del 2016 e 800 mila pronti a partire per le coste europee secondo un rapporto congiunto di Europol spesso sono affetti da malattie cardiovascolari che neanche sanno di avere, perché nei Paesi da cui provengono non c’è la cultura della prevenzione e soprattutto non vi è una sanità assistenzialista come la nostra“. Proprio per questo motivo, prosegue, “occorre accendere i riflettori sulla necessità di una rivalutazione della diagnosi e della qualità della cardiologia nel Mediterraneo, anche per le ricadute sociali ed economiche che involontariamente si ripercuotono e si ripercuoteranno maggiormente nel nostro Paese. Basti pensare al recente incremento diagnostico delle patologie valvolari, clinicamente accertate in queste popolazioni di immigrati, che provocano un incremento di ricoveri ospedalieri in cardiologia e cardiochirurgia per la terapia di queste patologie, particolarmente incidenti in queste popolazioni e da noi sostanzialmente debellate da oltre un decennio“.

Il registro elettronico del cuore

“Aiutare queste persone dal punto di vista medico e scientifico – conclude Gulizia – può essere possibile grazie al network scientifico basato sulla Banca del cuore: lo strumento per archiviare gratuitamente i dati sanitari dei pazienti, rendendo possibile recuperarli grazie alla BancomHeart, una card simile al bancomat, contenente la vita sanitaria della persona“. Questo registro elettronico “consentirebbe di condividere un enorme network assistenziale multirazziale, permettendo di realizzare progetti di ricerca innovativi per la ricerca di marker specifici che possano risultare efficaci nella diagnosi preventiva della cardiopatia ischemica e della morte cardiaca improvvisa e per la cura di patologie cardiache ad alto rischio di malignità su popolazioni target".


Un progetto innovativo che potrebbe essere fondamentale per prevenire infarti, ictus o qualsiasi altro tipo di malattia cardiovascolare che hanno già fatto troppe vittime nel nostro paese. Come si dice in questi casi: prevenire è meglio che curare

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