Greco, presidente Assomarmo, ci racconta i primi mesi di attività

Pubblicato: 17/11/2015 17:00:00
Categorie: Mondo Funeraria , Più recenti

«Qualcosa si muove»: così possiamo riassumere la valutazione di Federico Greco, presidente di Assomarmo, sui primi mesi dell’attività dell’associazione di categoria nata lo scorso 6 luglio. «Numerose sono anzitutto le aree critiche d’intervento che abbiamo individuato. Siamo stati l’unica associazione di categoria a intervenire sul disegno di legge funeraria 1611 in favore del settore lapideo. E su questo argomento abbiamo aperto il vaso di Pandora: la mancanza di domanda per i marmisti, che discende dalla concorrenza di parte delle imprese funebri e custodi cimiteriali, non sempre corretta. Noi chiediamo essenzialmente il riconoscimento della figura del marmista in sé e per sé, una netta distinzione tra ciò che compete alle imprese in quanto arredo funebre, e ciò che compete ai marmisti in quanto arredo cimiteriale. Le imprese funebri - prosegue il presidente Greco - sono per forza di cose le prime a intercettare il cliente, cosa che purtroppo, e lo sappiamo, pone le IOF in una posizione di vantaggio che alcuni sfruttano illecitamente. Sono problemi che riscontriamo tanto con le imprese di grandi dimensioni che con quelle più piccole: siamo abbandonati all’etica e alla coscienza del singolo. Sono tante le imprese che riconoscono il nostro lavoro e con cui si lavora bene, ma una legislazione così deficitaria è facile da aggirare per molti».

Troppo facile proporre al cliente un lavoro che non deve sottostare alle normative di sicurezza cui invece è strettamente sottoposto il marmista: senza poi considerare un altro scottante elemento, l’elusione fiscale. «Se la legge concede un massimo di 1600 € (1549,37€, ndr) per scaricare in ciascuna fattura, il furbetto di turno fattura fino a quella soglia, facendosi poi pagare il resto in nero».

Il discorso delle gestioni cimiteriali poco chiaro è un ulteriore punto debole del settore, che diventa fonte di guadagno illecito per molti: «Il settore è lasciato a se stesso, e la creazione dei consorzi comunali non può che escludere il professionista del marmo ulteriormente».

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