Pubblicato:
03/12/2015 15:46:10
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Ricerche e Studi Di Settore
Nell’uso quotidiano con la parola combustione, si intende una vivace reazione cha ha luogo fra una sostanza e l’ossigeno dell’aria, accompagnata da sviluppo di calore e di luce. In questo caso si afferma che una sostanza sta bruciando. La definizione scientifica, però, è ben più ampia e non riguarda solo l’aria ma anche altre sostanze. Si definisce allora la combustione come la reazione chimica di trasformazione che ha luogo fra un gas o un vapore detto comburente, e una sostanza che brucia, detta combustibile. Affinché questo avvenga è necessario il raggiungimento di una data temperatura, definita temperatura di accensione, che varia al variare dello stato fisico del combustibile e del rapporto quantitativo tra combustibile e comburente. Per i carboni fossili, ad esempio, oscilla tra i 400 e i 500 gradi centigradi, ma è più bassa se il carbone è disperso in aria in polvere finissima. Le variabili da tenere in considerazione sono molteplici e la conoscenza, anche se sommaria, della temperatura di accensione dei vari composti che entrano nel processo della combustione di un corpo umano e dell’eventuale feretro, sono fondamentali nella progettazione di un forno crematorio.
Bisogna tenere anche conto del fatto che non basta raggiungere la combustione ma bisogna assicurarsi che essa sia “completa”. In termini specifici si ha bisogno che i vari elementi costituenti il combustibile raggiungano il grado massimo di ossidazione. Nella pratica, per realizzare una combustione completa è necessario impiegare un eccesso d’aria, perché altrimenti una parte del combustibile resta incombusta. In questo caso entrano in gioco anche la forma e le dimensioni del focolaio. Queste devono essere studiate affinché anche i prodotti volatili che si generano durante il processo di ossidazione, brucino completamente attraverso un buon miscelamento con l’aria, prima di lasciare il focolaio. Se ciò non avvenisse si generebbe fumo e perdite di materiale incombusto, generalmente tossico. Gli studi da fare sono quindi molto specifici e delicati e non bisogna tralasciare nulla per la buona riuscita dell’operazione.
Fondamentale risulta anche l’andamento della combustione che si può controllare con l’analisi dei gas combusti. L’apparecchio di Orsat è sufficiente per tenere sotto controllo i valori percentuali ci CO2. Qualora si occorra determinare anche le percentuali di CO, di ossigeno, di vapore acqueo o di anidride solforosa (S02) è allora necessario ricorrere ad altri laboratori contenenti rispettivamente cloruro di rame sciolto nell’acido cloridrico o ammoniaca pura per assorbire l’ossido di carbonio. Per assorbire l’ossigeno e gli idrocarburi bisogna usare una soluzione in acqua calda di acido pirogallico con l’aggiunta a freddo di 3-4 volumi di soluzione di potassio caustico. Per il vapore acqueo serve il cloruro di calcio mentre l’SO2 serve una soluzione di ioduro di potassio con l’aggiunta di iodio metallico.
Oltre all’apparecchio Orsat esistono altri apparecchi ad assorbimento a lettura diretta o registrata. Oltre a questi vengono utilizzati anche apparecchi di tipo elettrofisico basati sulla variazione di conducibilità termica dei gas al variare del contenuto di C02 e C0+H. La cosa importante da sapere e che tali apparecchi sono comunque tarati con un Orsat.
La relazione in oggetto è allo stato dell'arte del 1985
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Relazione Impianti di Cremazione
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