Dimettevano pazienti morti come vivi: scandalo a Eboli (SA)

Pubblicato: 14/06/2016 07:34:56
Categorie: Attualità , Imprese Funebri , Mondo Funeraria , Più recenti

Dichiarazioni false

Dichiaravano vivi alcuni pazienti già defunti, ma non solo. Alcuni cadaveri venivano portati fuori dall'ospedale di Eboli (SA) dichiarando che erano pazienti in stato di agonia. Dopo quattro anni di indagini è scoppiato lo scandalo e finalmente tutte le illegalità sono state scoperte e sono sotto il controllo dei carabinieri. Sono sette le persone indagate, tre medici e quattro volontari di una croce privata. I reparti sotto accusa sono quelli di rianimazione e di chirurgia e tutto questo è stato scoperto grazie all'intercettazione di una decina di telefonote da parte dei carabinieri. L'inchiesta è stata avviata nel 2012 per una lite e da quel "banale" episodio  si è sviluppato tutto il lavoro portato avanti dal pm Cardea (procura di Salerno) e dal capitano Cisternino (comune di Eboli).

Il fatto

Una lite con schiaffi e spintoni in un reparto tra due volontari che si contendevano il possesso di una salma, ma in gioco non c'era solo quella, in palio c'era un funerale, un guadagno di qualche migliaia di euro. I due diedero "spettacolo" in ospedale inscenando una rissa da bar con insulti di ogni genere, ma niente di violento, soltanto stupida inciviltà. Ovviamente l'episodio non è sfuggito agli investigatori che hanno avviato subito una serie di indagini nei loro confronti. Era il 2012 quando tutto questo cominciò e nel giro di poco le prove arrivarono. Denunce anonime con descrizioni dettagliate e proteste di alcune famiglie dei defunti. Dopo queste prime prove il capitano Cisternino decise di entrare in azione in maniera mirata e decise di affidare il caso agli investigatori con più esperienza, ovvero quelli del nucleo operativo.  

L'intervento dei militari

Da qui i militari chiesero al pm di poter avviare le intercettazioni telefoniche e dopo pochi giorni arrivarono i risultati sperati: "C’è un paziente in reparto. È morto. Lo dimettiamo come malato in pessime condizioni. Venite a prenderlo". Questa era la frase che veniva registrata più spesso; parole pesanti e programmi illeciti.

Il giro era semplice: i medici telefonavano a quelli della croce privata che, una volta arrivati in reparto, facevano finta di prendersi cura della salma e finita la "preparazione" la portavano a casa dai familiari in lacrime.

In questo modo la famiglia del paziente otteneva il trasferimento del cadavere a casa propria e la certificazione, anche quella falsa, del trapasso avvenuto nell'abitazione. In quello che veniva fatto credere come un gesto di cortesia, secondo la Procura, si inseriva l’agenzia funebre collegata al servizio ambulanza che si aggiudicava anche il funerale.

Una serie di atti illeciti e falsità che finalmente vengono a galla dopo ben 4 anni di indagini. L'amarezza difronte a fatti come questi è tanta e non è la prima volta che accadono.

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