Case funerarie, perché non sono un'americanata

Pubblicato: 21/09/2015 12:23:02
Categorie: Mondo Funeraria

Abiti lunghi ed eleganti, tavoli imbanditi, musica e bicchieri sempre pieni: è la classica veglia funebre, la prima cosa a cui si pensa quando parliamo di “funerali all'americana”. Niente a che vedere con le nostre veglie e celebrazioni, rapide e forzatamente silenziose. Ma il ritmo ora sembra cambiare. 

Grazie ad alcune eccellenti realtà in ambito funerario anche gli italiani, ormai da qualche tempo, possono godere delle Case Funerarie che Oltreoceano esistono già da parecchi decenni. Nonostante un atteggiamento comunque scaramantico, gli americani non delegano il proprio funerale a parenti e amici, ma se ne occupano in prima persona da vivi, desiderando un'atmosfera di sereno ricordo, più che di triste compianto. 

Questo è possibile non solo grazie ad una diversità culturale, ma anche ad una tendenza nazionalmente diffusa secondo cui è meglio affittare uno spazio privato, le Case Funerarie appunto, in cui ospitare, oltre alla salma, anche parenti e amici per un più comodo e meno stressante commiato, invece di uno spazio pubblico o della propria casa, che non sempre ha gli spazi adeguati e non offre un servizio personalizzato: problemi legati all’angustia degli spazi, al rigore degli orari e alla scarsa efficienza del personale.

Ai nostri occhi, se fino a qualche anno fa questo atteggiamento sprezzante e azzardato ci faceva quasi ridere, oggi è più vicino di quanto sembri stando ai numeri diffusi da Renato Miazzolo, Presidente della FeNIOF, durante la conferenza sulle Case Funerarie in Italia per il 50° anniversario della Federazione: “Ora le Case Funerarie sono diventate una moda. Poi spero diventino un'abitudine”. 

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