L’acquamazione è una pratica funeraria diversa da tutte le altre perché ha la caratteristica di non inquinare l’ambiente. Dopo qualche anno di sperimentazione è stata introdotta in Australia nel 2009 e viene praticata dall’Aquamation Industries all’Eco Memorial Park, un centro di onoranze funebri a Gold Coast, nello Stato del Queensland, situata a circa 70 km a sud della capitale dello Stato, Brisbane.  Recentemente, secondo la società che le produce, altre unità di acquamazione sono state vendute a imprese funebri in tutto il Paese.  Da un paio d’anni  negli Stati Uniti sono cominciate le prima sperimentazioni: il processo è stato legalizzato in sette stati, tra cui la Florida. La stessa tecnica viene usata in Europa da anni per smaltire le carcasse di animali nelle fattorie.

Il processo si chiama idrolisi alcalina: il corpo viene sistemato per 4 ore in una vasca di acciaio inossidabile, immerso in idrossido di potassio e acqua alla temperatura di 93 gradi centigradi. Trascorso questo lasso di tempo le ossa sono molto più fragili: vengono schiacciate, ridotte in polvere e consegnate ai parenti del defunto all’interno di un’urna, come avviene per la cremazione. Alla fine di questo processo non resta più alcuna traccia di DNA. Inoltre i resti liquidi rimasti, ricchi di materia organica, vengono riciclati come fertilizzanti naturali per parchi e giardini.

I vantaggi per l’ambiente  Viene utilizzato solo il 10% dell’energia che si spende, invece, per la cremazione. Per quest’ultima, infatti, le temperature utilizzate superano spesso i 1,000 °C, consumando, appunto, più energia.

Non danneggia l’atmosfera perché non ci sono emissioni di gas serra. Nel caso della cremazione, invece, per ogni cadavere e bara bruciati (alla temperatura di 850 gradi) vengono rilasciati nell’atmosfera circa 200 kg di gas serra.

La materia organica non “sfugge” al processo chimico nemmeno in minima parte, al contrario di quanto avviene con alcuni vecchi forni crematori che, durante il processo, rilasciano ceneri nell’aria.

Non viene prodotto gas metano, come avviene ad esempio nel caso della sepoltura dove il gas può diffondersi insieme ad altre sostanze tossiche (come la formaldeide) e infiltrarsi nella falda acquifera.

Pacemaker o eventuali parti del corpo in titanio vengono bruciate durante la cremazione o perse per sempre nel caso della sepoltura. Con il  processo di acquamazione, invece, non si danneggiano ed è possibile recuperarle ed, eventualmente, riciclarle. Lo stesso accade per l’amalgama dentale che si separa dal resto del corpo e può essere smaltita in maniera corretta. Durante la cremazione invece, l’amalgama viene bruciata con il rischio di diffondere mercurio nell’atmosfera. In molti Paesi (Inghilterra in testa) da qualche anno a questa parte vengono montati speciali filtri (parecchio costosi) nei forni crematori con l’obiettivo di ridurre le emissioni di mercurio.

Le ossa ridotte in polvere  vengono poi sistemate in una piccola urna, risparmiando spazio nei cimiteri, sempre più affollati.

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