Pubblicato:
15/05/2015 17:26:51
Categorie:
Cimiteri
Mosca, il cimitero di Novodevicij: scrittori, musicisti, scienziati, e anche i politici che non potevano essere inumati nella Piazza Rossa (forse perché indegni, come Alexandra Kollontaj, leader bolscevica ma anche scandalosa paladina della libertà sessuale, come la suicida Nadezda, la seconda moglie di Stalin, e come Molotov, vissuto troppo per essere onorato accanto al Cremlino): un’enorme pezzo di storia della Russia si trova in questo fazzoletto di terra accluso al monastero omonimo (patrimonio dell’umanità), un cimitero che entro le sue mura di conta ospita la mirabile chiesa della Trasfigurazione e l’abbagliante cattedrale di Smolensk, le chiese dell’Assunzione, di Sant’Ambrogio, e dell’Intercessione a due passi dal fiume.
Sì, venire a Novodevicij significa anche una passeggiata nella più splendente architettura moscovita. Nel 1931 il regime pensò bene di trasformare Novodevicij in una specie di Santa Croce russa, un Pantheon delle arti, spesso traslando i resti inumati altrove di alcuni giganti della cultura nazionale. A un certo punto troviamo, sepolti uno accanto all’altro, Gogol, il cantore delle anime morte che ci guarda beffardo, Cechov, con un monumento che sembra un siluro e una lapide su cui è inciso un gabbiano, omaggio a un suo capolavoro, e giusto di fronte a Cechov un suo regista, il celeberrimoStanislavskij, creatore dell’omonimo metodo, e ancora Bulgakov e Pasternak, una semplice lapide bianca con inciso il profilo dell’autore del Dottor Zivago.
Majakovskij è qui dal 1930, il suo volto incupito spicca sul monumento di marmo amaranto, racconta di un uomo suicida perché “la barca dell’amore s’è infranta sugli scogli della vita”, suicida come Blok, come Esenin, distrutto più dalle disillusioni politiche che dal tormentato amore per Lili Brik. Il regista Sergej Eisenstein è ricordato con un enorme masso verde sul quale è effigiato il suo volto. Sciostakovic, il misconosciuto faro della musica moderna, ha il suo nome nella lapide scritto su una riga di pentagramma, e una semplice stele liscia e nera ricorda Sergej Prokofiev, morto, ahilui, lo stesso giorno di Stalin, ma più immortale del dittatore anche grazie all’ospite del vicino sepolcro segnalato da una pietra spaccata: Sviatoslav Richter, forse il più grande pianista di tutti i tempi.
Ma Novodevicij è anche il contraltare della Piazza Rossa, il ricettacolo dei politici che non sono morti in odore di santità comunista: accanto al suo fido ministro degli EsteriGromyko, qui giace Nikita Kruscev, l’uomo del disgelo, sarcasticamente effigiato mezzo angelo e mezzo diavolo proprio dallo scultore Nejzsvetnij, da Kruscev censurato.
A Novodevicij riposa un altro illustre uomo di stato che avrebbe spregiato gli onori della Piazza Rossa: Boris Eltsin, colui che ha chiuso ufficialmente tre quarti di secolo di comunismo in Russia. La sua tomba è perennemente coperta di fiori. Come quella di Raissa Gorbaceva, la moglie di Michail Gorbacev, l’altro padre della nuova Russia.
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