La certosa di Bologna

Pubblicato: 21/05/2015 15:15:09
Categorie: Cimiteri

La Certosa nasce nel 1801, una data particolarmente interessante perché precede di anni l’editto napoleonico di Saint Cloud che imponeva la sepoltura dei morti al di fuori delle mura urbane. Sorge nel 1801 il cimitero così chiamato perché edificato sugli antichi terreni della Certosa di San Girolamo di Casara, un trecentesco monastero chiuso a forza dalle truppe di Napoleone quattro anni prima.

La caratteristica precipua della Certosa di Bologna è appunto questa: la ricchezza del luogo preesiste alla sua fondazione come necropoli. La chiesa del monastero era un luogo di eccezionale valore artistico già nel Quattrocento, grazie a un devoto del certosino bolognese Beato Nicolò Albergati, papa Nicolò v che lo dotò di un’architettura ambiziosa impreziosita da opere del Guercino, dei Carracci, deiVivarini, queste ultime poi trasferite in epoca napoleonica nella locale pinacoteca. Rimangono però alcune notevoli tele (in particolare il trittico della Passione di Cristo del Cesi) e soprattutto uno straordinario coro ligneo intarsiato. Questo spiega come mai la Certosa sia stata una tappa quasi imprescindibile del grand tour italico dello straniero colto, di DickensStendhalMommsenChaeaubriandByron. Né l’arricchimento artistico del luogo s’è fermato all’Ottocento.

Anche in questi ultimi anni hanno contribuito con le loro opere scultori come Luciano Minguzzi e Giacomo Manzù, quest’ultimo con lo splendido busto di Giorgio Morandi sulla tomba del pittore. Una peculiarità del luogo sono le tombe dipinte a tempera di cui è ricco il terzo chiostro, detto della Cappella, sepolture uniche al mondo (questa tecnica funeraria fu abolita con il ritorno della città nel 1815 sotto i Papi, sostituita però da un’ulteriore peculiarità: essendo assai raro e costoso il marmo, i monumenti furono realizzati quasi tutti in stucco, gesso e scagliola, un altro unicum di questa necropoli).

Altra caratteristica del cimitero monumentale di Bologna è la sua continuità insistita e voluta con la città dei vivi: non solo vi accennano alcune soluzioni architettoniche ove si trovava l’antico convento, le infinite fughe di portici che rieccheggiano quelle cittadine, ma dall’entrata est vediamo partire una sequenza di archi che si pone in quasi perfetta continuità con il celeberrimo portico che sale al santuario di San Luca, il più lungo al mondo, patrimonio dell’umanità. La Certosa ha davvero riempito i musei bolognesi, non solo la pinacoteca: durante alcuni lavori di ampliamento fu scoperta, esattamente sotto il cimitero, una necropoli etrusca forte di ben 420 tombe, un ritrovamento che fece scalpore all’epoca tra gli archeologi di tutta Europa. Oggi i reperti sono in bella mostra nel Museo Civico Archeologico.

Un’altra particolarità del luogo sono i numerosi monumenti collettivi: Ossario dei caduti della prima guerra mondiale, Ossario dei caduti fascisti, Monumento ai caduti in Russia, e in particolare l’Ossario dei partigiani, piccolo capolavoro del razionalismo italiano firmato da Piero Bottoni. E non dimentichiamo i nomi famosi che incontrerete passeggiando in questi chiostri: lo statista Marco Minghetti, i pittoriGiorgio Morandi e Bruno Saetti, il poeta Giosuè Carducci, lo scrittore Riccardo Bacchelli, il compositore Ottorino Respighi, colui che cantò in musica i pini di Roma e qui riposa sotto lastre di marmo simbolicamente provenienti dalla Via Appia, gli industriali Alfieri MaseratiEdoardo Weber, l’editore Nicola Zanichelli, grande mecenate di Carducci, Mariele Ventre, la direttrice storica del Piccolo Coro dell’Antoniano, Emanuel Carnevali, poeta bolognese andato in America e tornato a morire pazzo a Bazzano, il nostro Rimbaud, i cui resti sono dispersi in uno dei vari ossari. Quasi in incognito, sotto una lapide di difficile decifrazione, “Carolo Broschio Farinellio”, qui riposa il leggendario castrato Farinelli, al secolo Carlo Broschi. L’ultimo arrivato dei grandi di Bologna è Lucio Dalla: giace nel Campo 1971, accanto ai genitori.

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