Pubblicato:
21/05/2015 14:52:21
Categorie:
Cimiteri
Il Cimitero monumentale di Milano: Wildt, Medardo Rosso, Arturo Martini, è una imperdibile esposizione a cielo aperto della grande statuaria lombarda del Novecento, una sfilata interminabile di capolavori. Come si conviene a ogni mostra di questo calibro, nel maestoso ingresso troverete i cartelli esplicativi, con bozzetti e disegni, e addirittura alcuni carri da morto originali dell’epoca.
Dopo decenni di indugi, soltanto nel 1862 fu approvato il progetto definitivo di Maciachini per dotare Milano di un vero cimitero cittadino, e soltanto nel 1877, con il Famedio posto all’entrata centrale, come fulcro dell’intera struttura, si può dire completato questo eclettico repertorio di stili che va dal bizantino del progetto originale al romanico al gotico. L’anno prima dell’inaugurazione del Famedio era stato completato il Tempio crematorio in stile ellenico, il primo impianto crematorio moderno d’Europa, una struttura (regalata alla città dall’industriale Keller, paladino dell’incinerazione) che chiude l’asse centrale del cimitero che vede in punta il Famedio, il succitato pantheon dei milanesi illustri dalle fattezze di una mirabile cattedrale.
Una visita al Monumentale equivarrà a una passeggiata nella storia della città e della sua arte, dal Liberty al contemporaneo. Oltre ai già citati giganti, cioè Rosso (qui sepolto nella sezione acattolica, nel campo 4, sotto la copia di una propria scultura), Wildt eMartini, hanno affrontato l’immagine della morte per i sepolcri dei cittadini illustri autori maiuscoli come Arnaldo e Giò Pomodoro, Giacomo Manzù, Lucio Fontana, Francesco Messina, Fausto Melotti, in collaborazione con architetti del calibro diPiacentini, Sommaruga, Giò Ponti, Camillo Boito.
Perché grandi erano anche le dinastie, gli Erba, i Falk, i Pirelli, i Sonzogno, i Feltrinelli, i Mondadori, i Motta, i Bocconi (Luigi Bocconi a cui è dedicata l’omonima università è ricordato con il monumento più alto, ben trenta metri) quanto erano grandi i singoli (come Alessandro Manzoni, il primo ospite del Famedio, Arturo Toscanini che qui riposa con il genero grande pianista, Vladimir Horowitz, Filippo Tommaso Marinetti, in una tomba stranamente poco futurista, Arrigo Boito, Filippo Turati assieme alla suaAnna Kuliscioff, Wanda Osiris, con un’unica parola sulla lapide, Sentimental, la sua canzone più famosa, fino ai più recenti Giorgio Gaber, Walter Chiari, Enzo Tortora e Gino Bramieri). Di Giuseppe Verdi troverete, naturalmente nel Famedio, soltanto il busto, perché la salma è stata trasferita in piazza Buonarroti, nella Casa di riposo per musicisti.
Lungo il viale centrale si staglia il monumento ai caduti milanesi, realizzato dal celebre gruppo bbpr, un emozionante cubo di tubi bianchi con lastre di marmo che commemorano le vittime della guerra. C’è anche Mafalda di Savoia, morta a Buchenwald.
È facile perdersi in questa sarabanda di grandi nomi e di grandi opere: prima di uscire assicuratevi di aver almeno ammirato il mausoleo della famiglia Körner con un gruppo scultoreo di Adolfo Wildt, il più grande cantore della morte nell’arte italiana; la tomba dello scapigliato Filippo Filippi con un capolavoro di Medardo Rosso; l’edicola della famiglia Toscanini, splendido esempio di Art Déco; il monumento di Davide Campariche comprende una riproduzione in bronzo in versione ingrandita della leonardesca Ultima Cena (mozzafiato!), opera di Giannino Castiglioni, il genio responsabile anche della spettacolare edicola, in stile Colonna Traiana, della famiglia Bernocchi. Per facilitare la visita, alcuni cartelli presentano ai visitatori i capolavori imperdibili del Monumentale.
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